Due libri, un solo assassino. Omicidi seriali nella Roma della Magliana.

Otello Lupacchini è un magistrato e saggista, noto soprattutto per i procedimenti a carico della Banda della Magliana e delle Brigate Rosse. Max Parisi, già vicedirettore de La Padania (…) è un giornalista della RAI, nonché autore di varie inchieste su argomenti di cronaca nera e criminalità. Insieme hanno scritto Dodici donne, un solo assassino (Koinè Nuove edizioni, 2006), un titolo che ogni cacciatore di libri dovrebbe segnare nel proprio taccuino.

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Il libro di Lupacchini e Parisi prende le istanze da episodi di cronaca nera, apparentemente scollegati, avvenuti a Roma tra la fine dei ’70 e l’inizio dei ’90. La loro ipotesi, per quanto mi risulta assolutamente originale, è che dietro queste morti ci sia l’attività di un serial killer. La sua strada avrebbe incrociato quella di vittime illustri come Emanuela Orlandi e Simonetta Cesaroni, ma ce ne sono molte altre: facendo leva su indizi relativi a modus operandi (sia nell’adescare, che nell’uccidere) e posizione geografica, gli autori attribuiscono al killer ben dodici delitti. Si tratta di casi irrisolti della Roma di quegli anni, per lo più indagati superficialmente e poi dimenticati, su cui l’opera meritoria degli autori alza finalmente il velo.

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L’agente del SISMI Giulio Gangi fece scoperte molto significative riguardo il caso Orlandi, nel periodo immediatamente successivo al rapimento, ma i suoi superiori decisero di soprassedere.

A rendere il libro ancora più esplosivo, appare evidente che Lupacchini e Parisi sappiano nome e cognome di chi stanno accusando. La vera identità del cosiddetto “uomo della Ferrari” non è  esplicitata nell’opera, per mettersi al riparo da denunce per diffamazione, ma gli indizi rivelano che si tratta di una persona in vista, un imprenditore. Non è difficile immaginare che più di un lettore sia arrivato ad individuare il presunto assassino. Evidentemente alcuni non hanno apprezzato le deduzioni degli autori: in seguito alla pubblicazione, Lupacchini ha in ricevuto una busta con dei proiettili, e Parisi minacce telefoniche di morte.

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Nasce la figura dell’ “uomo della Ferrari”

Per onestà intellettuale, va detto che entrambi gli autori devono essersi fatti diversi nemici poco raccomandabili a causa della propria attività investigativa pregressa, per cui le minacce potrebbero non essere collegate al libro. Inoltre, l’ipotesi investigativa che mettono in piedi procede per accumulo di indizi, che presi singolarmente sono piuttosto esili e potrebbero facilmente essere derubricati a coincidenze, neanche tanto incredibili.

Resta il fatto che Lupacchini e Parisi non sono affatto mitomani. Il loro lavoro è documentato, credibile, e ciò nonostante ardito e suggestivo: un must per qualunque patito di true crime e `misteri italiani’. Con queste credenziali, non stupisce che, nonostante sia uscito pochi anni fa, sia già molto difficile da reperire. Esaurito presso l’editore, si affaccia di rado sul mercato dell’usato, con quotazioni che raggiungono anche i 40€.

Da segnalare un seguito al primo libro, opera del solo Parisi, dal titolo Assassini in libertà. Il libro prosegue le indagini su alcuni dei delitti riportati nel primo libro, con ampio spazio dedicato al caso Orlandi. Il risultato è però un po’ inferiore all’opera precedente. Il filo narrativo che lega i vari omicidi è più esile, gli indizi meno stringenti, e la struttura manca di chiarezza e coesione (complice anche l’assenza di un indice analitico per orientarsi nel ginepraio di nomi, luoghi e date, presente invece nella prima opera). Resta comunque una preziosa testimonianza, raccolta di informazioni che altrimenti sarebbero perse nei meandri di qualche deposito giudiziario. In conclusione, il libro vale ugualmente il recupero, per chiunque abbia apprezzato Dodici donne. Assassini in libertà risulta ancora disponibile presso l’editore.

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Estratto dello scambio epistolare tra Max Parisi e Ilario Ponzi, depistatore della prima ora nel caso Orlandi. Nel surreale colloquio, Ponzi, che oggi vive a Londra in un domicilio intestato ad un alto prelato vaticano, nega ogni responsabilità.

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Uno degli “scoop” di Parisi è il racconto della fotografa che negli anni ottanta si introdusse a Castel Gandolfo e riprese il Papa mentre nuotava in piscina. Un’azione con sospetti intenti ricattatori nei confronti del pontefice.

In conclusione, merita qualche parola anche l’editore di entrambe le opere, Koiné Nuove edizioni. È una piccola casa editrice che ogni buon cacciatore di libri dovrebbe attenzionare, dal momento che è specializzata in libri d’inchiesta dal contenuto `forte’’ (finanche scandalistico), a tema solitamente criminologico, giudiziario o politico. Mi risulta che proprio Koiné doveva far uscire il nuovo libro di Francesco Pazienza (dal titolo di lavorazione Così è se vi pare – Ma non è Pirandello), il faccendiere autore del notevole Il disubbidiente (di cui abbiamo già parlato). Tuttavia, ad un paio d’anni dall’annuncio, tutto tace.

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